Philosophy
EDAS
2007
190
L'homo religiosus è mosso da una domanda sull'esistenza che non antepone l'uomo alla vita ma lega l'uno all'altra senza concetti. Se il lavoro sul linguaggio, che Wittgenstein non tradisce mai, è quello di tracciare il limite tra il silenzio e la parola su tutto ciò che conta nella vita; se egli si prende appassionatamente cura di ciò che non è importante; se il suo misurare il limite del mondo è rivolto, come nella nota metafora engelmanniana, non alla costa dell`isola bensì ai limiti dell`oceano, l'esplorazione della parola deve fari i conti con la mutabilità di questi confini, segnati come sono sulla battigia, talvolta dallo sciabordìo talaltra dalla forza dirompente delle onde che cancellano e modificano continuamente il solco delle nostre misure. Il linguaggio perde dunque la sua rigidità, ma per questo anche la possibilità di fissare definitivamente limiti. La forma logica della domanda è solo una possibilità del linguaggio che, come l'onda, smorza la sua potenza mentre avanza inesorabile contro il fondo del mare e restituisce alla riva non i residui della sua forza scomposta, ma tutto ciò che essa non è riuscita a contenere. Allo stesso modo il religioso non emerge dal residuo del logico piuttosto dalla tensione della parola che si forma al largo dell`oceano. Sulla costa la parola è effimera, come la forma di un`onda, ma possiede tanta più forza quanto più forte essa riesce a contenere e trascinare con sé? nella navigazione, il tremendo e il sicuro, l'Anima e il suo Giudice, il creato e il suo Creatore.