Una personalità straripante e un accento indefinito, a metà tra il marchigiano e il romagnolo. Il poeta Umberto Piersanti, per i meno intimi il professor Piersanti, uno dei protagonisti della giornata di venerdì di Naxoslegge, comunica simpatia a pelle fin dal primo incontro. Poi comincia a leggere le sue poesie e alla simpatia istantanea si affianca una profondità e un tocco inaspettato.
Lo abbiamo intervistato a margine della Notte della lettura.
Cosa si aspettava quando ha ricevuto l’invito a partecipare a Naxoslegge?
“Mi aspettavo un mare molto bello, di fare nuotate con i pesci e l’ho fatto, di vedere l’Etna da lontano, di mangiare tanto pesce e conoscere tanta gente. Tutte cose successe. Stamattina (venerdì ndr) ho avuto l’incontro con i ragazzi delle scuole, si sono dimostrati interessanti e attenti anche se un po’ timidi. Ma d’altronde, si sa, in Sicilia è difficile farvi parlare. Anzi un ragazzo è addirittura tornato indietro a comprare il mio libro. Fulvia ha fatto proprio un buon lavoro, sta facendo risvegliare le coscienze. E’ giusto dare attenzione ai valori e alle risorse siciliane, ma lette in una dimensione nazionale e internazionale. Avete un panorama magnifico, un clima spettacolare, non vi manca niente per gareggiare con i grandi festival, come il Festival delle colline modenesi, dove andrò tornando da Giardini”.
Qual è la dimensione contemporanea della poesia? E’ ancora possibile fare poesia oggi, in Sicilia e in un mondo che lascia sempre meno spazio alla dimensione poetica?
“La poesia è la più negletta e insieme la più importante delle arti. L’unica che non ha mai ceduto alla logica del consumo mordi e fuggi. Anche il romanzo oggi è infestato di consumismo: gli horror, il porno soft o come lo si vuol chiamare, dal tormentone delle Sfumature a Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire. In questo voi siciliani avete ottenuto parechia fama. Ma la Sicilia ha anche una grande tradizione, dovete osare molto di più, puntare sui giovani. E’ assurdo che, ad esempio, all’Università di Catania non ci sia un corso di poesia. Nessuno, né ieri né oggi può vivere di poesia. La poesia è una struttura ontologica, serve all’uomo ad essere più vero, più totale, non c’è moralismo nella poesia, serve alla profondità dell’essere umano, pretende un po’ di corpo a corpo con il testo. Mentre il pubblico è pigro e lento, la scuola ha le sue colpe – e io sono per reitrodurre lo studio a memoria delle poesie – ma non sono solo sue. La poesia in Italia è molto amata ma misconosciuta”.
Nella sua poesia è celebre il modo, estremamente personale, di trattare l’eros. Ce lo spieghi meglio
“Ci sono tanti modi di intendere l’eros tra i due estremi, la concezione metrimoniale dell’eros e quella finalizzata all’attimo fugace. Io ho una concezione ancora diversa. Scrivo di una donna con cui fuggire lontano dal chiacchiericcio, di un uomo e una donna soli nel cosmo. In passato ho anche scritto poesie erotiche piuttosto spinte. Ma la prostata e l’età mi hanno portato ad abbandonare questa deriva”.
Alessia Cotroneo – iTAM Comunicazione